Mohammad ha dieci anni; vive in una comunità beduina vicino al villaggio di Z’ayyem, vicino Gerusalemme, e ogni giorno si reca alla scuola più vicina con la sorella e i cugini. Da quando ha iniziato la scuola primaria, Mohammad è stato il bambino più problematico della sua classe. Per lui, infatti, è sempre stato difficile star fermo per molto tempo o soddisfare le aspettative dei suoi insegnanti.
Da un paio d’anni però, grazie al supporto del team educativo di Terre des Hommes per un’educazione inclusiva, Mohammad ha fatto passi da gigante nel suo rendimento scolastico. Infatti per i maestri è stato fondamentale comprendere le sue esigenze e aiutare il bambino ad esprimerle in modo appropriato. “Avevo quasi perso la speranza che Mohammad migliorasse, ma ora partecipa molto più positivamente e devo ammettere che è molto più capace di quanto pensassi!“, ci ha detto una sua insegnante solo qualche mese fa. Il team educativo di Terre des Hommes ha lavorato con la scuola di Mohammad e con altre 13 scuole pubbliche a Gerusalemme per rendere le scuole più inclusive, ovvero luoghi in grado di essere accoglienti per tutti, nessuno escluso.
L’educazione inclusiva è per tutti
Questo programma si chiama “Ta’lim lil Jami’a (Educazione per tutti in arabo) ed è il frutto di tre anni di lavoro che Terre des Hommes ha condotto assieme al Direttorato per l’Istruzione di Gerusalemme e al Child Institute della Università Al Quds in 14 scuole pubbliche. Lo scorso dicembre il progetto è terminato e in occasione di questo importante traguardo abbiamo organizzato un evento pubblico, a cui hanno partecipato i rappresentanti dei partner del progetto, dirigenti e insegnanti delle scuole coinvolte, studentesse e studenti con le loro famiglie, e moltissime altre persone che hanno contribuito a vario titolo alla realizzazione del progetto.
È stata un’occasione per riflettere sul lavoro portato avanti durante tre anni scolastici difficilissimi, segnati dalla pandemia, da continue escalation di violenza e da numerosi scioperi causati dalla crisi finanziaria che il sistema educativo palestinese sta attraversando ormai da tempo.
Promuovere valori e principi della educazione inclusiva, di una scuola aperta a tutti/e, accogliente e pronta a valorizzare le diversità è un lavoro complesso soprattutto quando si opera in un contesto come quello palestinese, e a Gerusalemme in modo particolare.
Molte le sfide poste dalla pandemia
La pandemia ha colto impreparate tutte le scuole del mondo, ma nei contesti più fragili le difficoltà sono state talvolta insormontabili. Famiglie numerose, mancanza di connessione ad Internet, scarsissime competenze informatiche hanno costretto il nostro team a trovare soluzioni creative, sostenendo il Ministero dell’Istruzione in una sfida quasi impossibile: garantire il diritto all’istruzione e fare in modo che bambine e bambini rimanessero in contatto con la scuola e con i loro compagni, che potessero apprendere e allo stesso tempo partecipare, giocare, confrontarsi, e che i loro insegnanti e genitori non fossero lasciati soli. Abbiamo dovuto ripensarci e ripensare tutto il progetto più e più volte. E oggi siamo felici di poter dire che ce l’abbiamo fatta.
Il lavoro dopo la ripresa
Quando siamo finalmente tornati in classe, abbiamo lavorato tantissimo sulla riacquisizione di competenze psicosociali, artistiche, sull’espressione, sulle attività motorie e di gioco e sulla ricostruzione della fiducia. Abbiamo dovuto affrontare e rispondere a moltissime nuove difficoltà, nell’apprendimento e nella relazione. Così abbiamo deciso di potenziare le attività estive, ricreative ed extra-curriculari, il doposcuola, e di rendere le scuole più colorate e dotate di aree verdi, coinvolgendo tutta la comunità educante e creando momenti che stimolassero il senso di appartenenza verso la scuola, come spazio non solo educativo ma anche pubblico e comunitario.
In questi tre anni, nonostante tutte le difficoltà, le scuole con cui abbiamo lavorato sono diventate più belle, più creative, hanno costruito nuovi spazi e nuove competenze, anche attraverso attività di formazione, supporto allo svolgimento delle lezioni, produzione di risorse educative multisensoriali, condivisione di metodologie di insegnamento che facilitassero la partecipazione e l’apprendimento, piccole ristrutturazioni e la creazione di nuovi servizi e laboratori.
Un gemellaggio internazionale
Negli ultimi mesi siamo anche riusciti a concretizzare un legame costruito negli anni con l’Istituto Rinascita di Milano, realizzando due visite di scambio a cui hanno partecipato insegnanti italiane e palestinesi. Un legame che ha avuto, oltre che un immenso valore didattico, un enorme significato simbolico, in un momento in cui gli spazi di incontro si erano assottigliati moltissimo per la pandemia.
Siamo grati alla Unione Europea e alla UEFA Foundation for Children per la flessibilità e la fiducia che ci hanno mostrato in questo percorso per l’educazione inclusiva, e per aver creduto nel nostro progetto. Vogliamo ringraziare i nostri partner per la tenacia e la professionalità dimostrata in questi anni. Grazie alla comunità scolastica, a tutte le bambine, i bambini e alle loro famiglie per averci dimostrato ancora una volta che la scuola può essere uno spazio aperto e libero da ogni pregiudizio. Un grazie immenso al nostro staff, che con coraggio e determinazione ha lavorato ogni giorno per rendere tutto questo possibile.
Buon anno nuovo dalla Palestina!