Per esempio, chi nasce con una disabilità durante un conflitto o ne acquisisce una non può contare sull’assistenza di cui avrebbe diritto, come l’educazione inclusiva.
Amin è un bambino siriano nato con la sindrome di Down che quando era molto piccolo è fuggito dalla guerra assieme alla sua famiglia.
La loro condizione di rifugiati in Libano non è stata mai semplice, i soldi sono finiti quasi subito e hanno dovuto fare grandi rinunce per andare avanti.
Tra queste quella di mandare Amin a scuola.
Adesso il bambino ha 13 anni ma una nuova speranza: quella di recuperare – almeno in parte – il tempo perduto.
Qualche tempo, infatti, fa lo abbiamo inserito nel programma di alfabetizzazione e aritmetica di base presso il nostro centro di Byblos, in Libano, dove grazie al progetto Redeem offriamo attività di educazione inclusiva informale ai bambini più vulnerabili.
Un piano di assistenza educativa personalizzato
Gli operatori del centro sono esperti in educazione inclusiva e dopo qualche giorno hanno potuto identificare quali erano le aree in cui aveva le maggiori difficoltà (abilità motorie fini, linguaggio e capacità intellettive) che gli impedivano di apprendere nuove nozioni e stare al passo con il resto della classe.
A questo punto abbiamo predisposto un piano di assistenza educativa, personalizzato sulle sue sue abilità, e Amin ha potuto usufruire di sessioni di logopedia e psicomotricità in un centro specializzato della città.
I risultati non si sono fatti attendere: nel giro di un mese il bambino ha iniziato a mostrarsi più indipendente e impegnato nei lavori in classe. Adesso ha già completato i primi due livelli del programma e sta seguendo il terzo.
“Ora si vede proprio come Amin abbia voglia d’imparare, gli piace disegnare, colorare e comunicare con i suoi compagni di classe. Durante l’intervallo vuole sempre giocare a calcio”, ci racconta un’insegnante. “Viene a scuola regolarmente, ha una profonda fiducia nelle maestre e dei compagni che ormai sono diventati I suoi amici. Si vede che è felice e approfitta di tutte le opportunità che questa esperienza gli sta dando!”
La trasformazione di Amin è diventata motivo di orgoglio per sua madre, che ha sottolineato l’importanza della perseveranza e dell’inclusione dei bambini con disabilità.
Un supporto importante per I genitori
Sempre nell’ambito del progetto “REDEEM, Rafforzamento dei meccanismi educativi, di protezione e di empowerment comunitario nelle aree vulnerabili del Monte Libano” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Terre des Hommes ha organizzato alcune sessioni di supporto psicosociale per i genitori, in collaborazione con LSR (Lebanese Social Responsibility).
Una sessione si è svolta a Byblos, dove 12 genitori, tra cui la madre di Amin, hanno potuto sviluppare assieme a dei facilitatori il concetto di “fiducia” e discutere della sua importanza nella nostra vita.
Durante la giornata i partecipanti hanno avuto la possibilità di identificare cose e persone di cui potersi fidare per ottenere il sostegno necessario nei momenti difficili.
Per oltre 12 settimane i genitori di bambini vulnerabili di diverse aree del Libano hanno partecipato alle sessioni ogni settimana.
Questi incontri stanno diventando un’occasione preziosa per esprimersi liberamente e dare priorità al proprio benessere.
I gruppi si stanno trasformando in un ambiente sicuro che crea un senso di appartenenza per i genitori, che possono esprimere liberamente i loro sentimenti ed esperienze personali in un’atmosfera dinamica, amichevole e familiare.